Rossella05 |
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| Tre? Difficile... Mi viene in mente il finale de "La fine di un mistero", quando il protagonista, per tutti ritardato di mente e incapace di ricordare anche il proprio nome, ricondotto sui luoghi del suo dramma ricorda perfettamente tutto, come se lo stesse concretamente rivivendo. E tenerissima la scena in cui si adagia sulla spalla di Joaquin, dopo aver chiesto a questo di leggere per lui, di fronte allo stesso casolare di tanti anni prima. In "Cafè express" la scena in cui Manfredi, nella toilette del treno, con la sua unica mano sana, aiuta l'uomo infortunato a lavare la sua, generosamente, con solidarietà, con vicinanza umana. Bella scena perchè dà spessore ulteriore al personaggio, non semplice delinquente, ma persona di gran cuore che ovvia alla fame come può. Tanto che l'ingiustizia vera diventa pensare di lui che sia solo un furfante, un evasore. Tenera poi la scena in "Per grazia ricevuta", in cui Manfredi, uscito dal monastero, sul suo camion invita la giovane donna a rimanere a fargli compagnia, chiedendole fanciullescamente di cantargli qualcosa. Lei maliziosa e donna di mondo. Lui ingenuo e desideroso solo di un po' di umanità, di un calore più materno che di qualunque altro genere.
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