Secondo Ponzio Pilato, di Luigi Magni (1987)

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Sam 90
view post Posted on 3/5/2009, 13:20




Dopo la condanna Gesù di Nazareth viene crocifisso sul Calvario. Un tarlo però comincia a rodere la coscienza del Governatore delle Giudea Ponzio Pilato, poiché quell'uomo poteva davvero essere innocente della accuse rivoltegli. Quando il fido centurione Valeriano gli fa sapere che il sepolcro è vuoto, che Giuseppe di Arimatea (messo sotto chiave dai sospettosi sacerdoti del Sinedrio) è inesplicabilmente evaso e che lo stesso Gesù è stato visto da molta gente addirittura ascendere al cielo, il tarlo diventa rovello e la curiosità inquietudine. Mentre qualche soldato comincia a disertare e la moglie Claudia e Valeriano partono per la Galilea dove Gesù è stato visto, affascinati dal Messia in cui ormai credono, Ponzio Pilato si trova assillato da un problema: pur scettico e pragmatica com'è, il mistero di quel morto che sfugge alla tomba, cammina, parla e va nel suo Regno finisce con il dominare la propria esistenza. Visitando il re Erode Antipa, lo trova nella sua piccola corte, preoccupato ed impaurito a sua volta. Convintosi, infine, che la morte del Cristo è colpa sua, mentre il popolo ebreo deve esserne scagionato anche per le generazioni che verranno Pilato si reca a Roma. Imprigionato, incontra in cella Barabba, il criminale da lui stesso liberato per dare Gesù nelle mani degli accusatori e ne riceve il sudario (che il recluso cela sotto gli stracci, sul quale appare netta l'effigie del Messia. Alla presenza dell'imperatore Tiberio, il cui volto è deturpato dalla lebbra, Pilato vi applica il sudario: il volto di Cesare è risanato. Eppure Pilato chiede a quest'ultimo di essere decapitato. La crocifissione di Gesù di Nazareth, di quell'innocente, è stata un errore tragico, le cui conseguenze non possono ricadere che su colui che l'ha decretata. Solo con la morte Pilato potrà porre fine ad un dubbio, ormai devastante fino alla follia. Tiberio accoglie stupito la supplica del Governatore, che affronta il supplizio, chiedendo tuttavia di recare nella bocca l'obolo da offrire a Caronte, nel rispetto della tradizione e dei vecchi Dei, che egli non ha avuto la forza di rinnegare per dichiararsi cristiano.
Luigi Magni dirige per la sesta volta Nino Manfredi in un film diverso rispetto ai precedenti Nell'anno del signore e In nome del papa re ma trattante sempre una delle pagine più importanti della nostra storia.
Nino Manfredi è Ponzio Pilato ma non ciociaro, come molte recensioni affermano,bensì in perftto romanesco che ruba la scena a tutti con una delle sue interpretazioni più colorite e riuscite e Luigi Magni, prima di chiudere la famosa trilogia sulla Roma papalina con In nome del popolo sovrano, si concede una pausa con questo film, distante dai titoli più fortunati di Magni, ma comunque piacevole da vedere.
Le fotografie sono bellissime, la musica poetica !!!!

 
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